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La crisi delle aree geotermiche è già iniziata

Urgente un’azione congiunta
La crisi delle aree geotermiche è già iniziata
Appello all’unità delle comunità e di tutte le forme di rappresentanza: istituzionali, di categoria e professionali

Intervento delle imprese amiatine

Non siamo l’ILVA di Taranto e neppure la Whirpool di Napoli, ma le parole lavoro, occupazione, famiglie, mutui, figli, hanno lo stesso significato anche da noi.
È per questo che pretendiamo attenzione e pretendiamo unità. Vogliamo sentirci sorretti e abbracciati dalle nostre comunità, dalle istituzioni a tutti i livelli, dai nostri sindaci, consiglieri comunali, dalle altre imprese che nella geotermia non lavorano, ma, anche loro, ne traggono beneficio.
L’Italia è fatta di piccole imprese manifatturiere e artigiane come le nostre. Siamo l’ossatura debole e forte di una parte importante dell’economia italiana e la nostra massa critica vale certamente come le grandi fabbriche perché garantiamo la vita per aree interne e considerate marginali per servizi e infrastrutture.
Ci sono segnali positivi e voci a sostegno dell’economia geotermica.
Ma non basta.
L’iniziativa parlamentare dell’onorevole Susanna Cenni e dei colleghi Ceccanti e Ciampi è, tra tutte, la più importante e chiara. Condividiamo le loro richieste al Ministro e le loro affermazioni. Le citiamo:

“La nuova Strategia energetica nazionale considera lo sviluppo delle fonti rinnovabili come funzionale non solo alla riduzione delle emissioni, ma anche al contenimento della dipendenza energetica, prefissando l'obiettivo al 2030 del 28 per cento di consumi da rinnovabili rispetto ai consumi complessivi. Nonostante questi chiari indirizzi nel cosiddetto “Fer 1” (DM 4 luglio 2019), …, non sono stati inseriti incentivi per l'energia geotermica. Lo scorso 28 ottobre il Suo Ministero, rispondendo ad una mia interrogazione urgente in Commissione Attività produttive della Camera dei deputati, ha confermato che gli incentivi agli impianti geotermici “sia a totale reiniezione dei fluidi, sia con assetto tradizionale”, verranno introdotti con il Decreto Ministeriale Fer2. Ad oggi però tale decreto non è stato però ancora emanato…
…nella regione Toscana la geotermia conta 34 centrali per una potenza installata di 761 megawatt. La produzione annua è di circa 5,9 miliardi di chilowattora che, complessivamente soddisfa quasi il 30 per cento del fabbisogno energetico della regione e permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila TEP e 4,1 Mt di emissioni CO2 evitate. In questi territori la geotermia garantisce 650 occupati diretti e circa 2.000 nell'indotto ed ha promosso lo sviluppo di numerose piccole e medie imprese in diversificati settori produttivi; I notevoli ritardi per l’emanazione del Dm Fer2 stanno già provocando i primi effetti negativi. Enel, l’attuale concessionario, è stato costretto a rivedere drasticamente i progetti e gli investimenti nella geotermia causando gravi difficoltà alle aziende dell’indotto delle zone del Monte Amiata e delle Colline Metallifere della Val di Cecina.”

Questa è la situazione. È un’emergenza, e la voce dell'on. Cenni e dei colleghi non può e non deve restare isolata.
Il nostro appello è verso tutte le organizzazioni e le forze politiche che purtroppo vediamo troppo ferme, quasi inconsapevoli di quanto sta già succedendo o forse troppo occupate in altre vicende.
Cosa fanno di concreto CNA e Confartigianato, la Camera di Commercio, il resto dei deputati toscani, i consiglieri regionali, le associazioni di impresa e del commercio?
Cosa fanno i partiti ed Sindacati ad oggi paralizzati nella loro autoreferenzialità ?
A loro diciamo: la crisi è già iniziata... siete ancora in tempo a fermarla!

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